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       © 1997
Oliver Baumann •
Ermenegildo Bidese

Advokàt/Jurist/Avvocato (lawyer) & Tradüürar/Übersetzer/Traduttore (Translator) &
Dikthar/Dichter/Poeta (Poet)

 
  Raimondo Collino Pansa    *22.05.1891 Cuneo +1978-1980 Piemont?
 
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De tòoten tannen vom-me pèrghe Lèmmarle Oliver Baumann 7K 2017
Die toten Tannen des Lemmerle Berges Enrico Sartori   2017
Gli abeti morti del monte Lèmerle   1919
       
Enrico Sartori. Vorstellung 2017   2017
Sergio Bonato. Presentazione 2016   2016
       
Enrico Sartori. Kurzbiografie   2017
Enrico Sartori. Breve biografia   2017
 
 
Breve biografia

Raimondo Collino Pansa, nacque a Cuneo (Piemonte)  il 22/05/1891, studiò giurisprudenza all’università di Torino dove si laureò il 17/07/1914. Fu arruolato come tenente durante la prima guerra mondiale e combatté sul fronte dell’altipiano dei sette comuni vicentini nel 1916. Nel 1919 descrisse nel “trittico del fante” le sue esperienze di guerra 1). 'Gli abeti morti del monte Lèmerle', 2). ‘La passione del Fante' e 3). 'La canzone della Buona Novella'. Il primo pezzo è un elegia che è stata pubblicata separatamente diverse volte durante gli ultimi cent’anni e nella quale chiama gli alberi del bosco carbonizzati durante la battaglia come testimoni della crudeltà della guerra. Nel periodo successivo alla guerra si interessò alla letteratura francese (tradusse in italiano due libri di Honoré de Balzac), quella tedesca in quanto visitò per un certo tempo Berlino. Là il suo interesse fu per Klopstock, Georg Grosz, ed il teatro tedesco, sui quali scrisse degli articoli. Fu un oppositore al regime fascista e fece parte, come membro del Partito Liberale Italiano (PLI) al Comitato di liberazione nazionale alta italia (Clnai) che guidava politicamente e organizzava la guerra partigiana nell'Italia settentrionale.

La sua attività maggiore fu quella di avvocato. Scrisse testi sulle riforme del diritto penale, sugli aspetti giuridici delle famiglie.  Nel dopoguerra continuò a scrivere su delle riviste e giornali e pubblicò libri su diversi temi, ma in particolare sulla sua regione d’origine: “Il mio Piemonte, Società, Costumi, Tradizioni”. Scrisse anche la biografia di Marcello Soleri (1882-1945), anche lui piemontese, che fu ministro della finanze dopo la prima guerra mondiale, prima dell’avvento del fascismo e brevemente ministro del tesoro dopo la seconda guerra mondiale. Collino Pansa s’interessò già allora agli aspetti del femminismo e in particolare a Neera (1846-1918), una scrittrice il cui tema dominante è l'analisi della condizione femminile. Un libro su Neera è l’ultimo che scrisse nel 1977. Non essendoci biografie note di Collino Pansa, la data della sua morte non è facilmente rintracciabile ma dovrebbe essere avvenuta verso la fine degli anni Settanta.

Enrico Sartori
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Kurzbiographie

Raimondo Collino Pansa wurde in Cuneo (Piemont) am 22.5.1891 geboren, er studierte Jura an der Universität Turin, wo er den Hochschulabschluss am 17.7.1914 erwarb. Er wurde während des Ersten Weltkrieges als Leutnant eingesetzt und kämpfte 1916 an der Front des sieben Vicentinischen Gemeinden.  1919 beschrieb er seine Kriegserfahrungen im "Triptychon des Infanteristen". "Die toten Tannen des Berges Lèmmerle", 2). "Die Leidenschaft des Infanteristen" und 3). "Das Lied der Heilbotschaft". Das erste Stück ist eine Elegie, die in den letzten hundert Jahren mehrmals getrennt veröffentlicht wurde und in der er die verkohlten Wälder auffordert Zeugen der Grausamkeit des Krieges während der Schlacht zu sein. In der Nachkriegszeit interessierte er sich für französische Literatur (er übersetzt zwei Bücher von Honoré de Balzac ins Italienische), für die deutsche, als er für einige Zeit Berlin besuchte. Dort galt sein Interesse für Klopstock, Georg Grosz und dem deutschen Theater, über die er Artikel schrieb. Er war ein Gegner des faschistischen Regimes und als Mitglied der italienischen liberalen Partei (PLI) beteiligte er sich am italienischen Befreiungskomitee, der den Partisanenkrieg in Norditalien politisch leitete und organisierte.

Seine Haupttätigkeit war die des Anwalts. Er verfasste Texte zur Reform des Strafrechts, zu den rechtlichen Aspekten derFamilie. In der Nachkriegszeit schrieb er weiterhin in Zeitschriften und veröffentlichte Bücher über verschiedenen Themen, vor allem aber über seine Herkunftsregion: "Mein Piemont, Gesellschaft, Bräuche, Traditionen". Er schrieb auch die Biographie von Marcello Soleri (1882-1945), ebenfalls Piemonteser, der nach dem Ersten Weltkrieg bevor der Faschismus begann Finanzminister wurde,  und nach dem Zweiten Weltkrieg für kurze Zeit  Minister des Schatzvermögens. Collino Pansa interessierte sich schon damals für Aspekte des Feminismus und insbesondere für Neera (1846-1918), einer Schriftstellerin, dessen Hauptthema die Analyse der weiblichen Lage ist. Ein Buch über Neera ist auch das letzte, das er 1977 schrieb. Da es keine bekannte Biographie von Collino Pansa gibt, kann das Datum seines Todes nicht genau bestimmt werden, aber es war wohl am Ende der 1970er Jahre. 

Enrico Sartori
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Presentazione 2016

Il Lèmerle è un piccolo monte vicino a Cesuna, famoso per le sanguinose battaglie durante la prima guerra mondiale, specialmente durante i mesi di giugno, luglio, agosto del 1916, quando la spedizione punitiva dell'esercito austro-ungarico fu fermata dalla resistenza italiana con un immane sacrificio di vite umane. Sul Lèmerle ha combattuto li tenente di Fanteria Collino Pansa che ci ha lasciato la testimonianza di quel martirio in un piccolo poema "Gli abeti morti del monte Lèmerle ". Una testimonianza straziante, tra le pagine più intense e significative della storia della grande guerra sull’altopiano.

Una testimonianza che è una preghiera: gli abeti del Lèmerle alzano i loro brandelli di rami come "grida senza voce ", come le "braccia dei caduti ", come le " braccia delle croci ", come la "carne stronca degli uccisi ". È una preghiera fatta di parole e di silenzio. Più di silenzio. " Voi siete quelli che non parleranno, ma direte più col silenzio ": inizia il poema. Nel frastuono dei discorsi commemorativi e celebrativi, dei discorsi degli anniversari e dei centenari, gli abeti del Lèmerle parlano col loro silenzio. Invitano a fermarsi, a ricordare. "O passeggero, sosta per la via! ". Invitano a fermarsi e a ricordare l'avanzata trionfante delle milizie avversarie, lungo la Valdastico, la Val Magnaboschi, verso lo Zovetto, dove "dormirono sotto le stelle del nostro cielo ". Ma le milizie avversarie non videro la pianura, "non videro il barbaglio del mare ". Gli abeti del Lèmerle ricordano quello "smisurato mare di dolore ", non solo di militari, ma anche di profughi, di boscaioli, di pastori... Un mare di dolore vista "con occhi di stupore religioso ", come quello vista duemila anni fa "nella grande notte della redenzione", quel mare di dolore che duemila anni fa ha salvato il mondo.

II ricordo del Lèmerle diventa leggenda. Non per idealizzare la realtà, ma per ricordare e perpetuare la verità di giorni e di notti in trincea, al freddo, sotto la pioggia, tra vortici di morti e di feriti... Morti e feriti venuti da regioni vicine e lontane, strappati da altri fronti, accumulati qui "per formare trincee" ... Il monte Lèmerle, arido e pietroso, diventato così trincea d'Italia. "È vero, è vero", va ripetendo il tenente di Fanteria Collino Pansa, testimone di questa realtà. Non è leggenda inventata, enfatizzata, come tante storie scritte per ingannare, per enfatizzare, per romanzare. Giorni di fame e di sete, di sofferenza senza fine. Grida di scomparsi "oh quanti, quanti, quanti "... "Scomparsi giovanissimi con il rantolo che era, più che spasimo della carne, spasimo dell'anima". Scomparsi giovanissimi sepolti sotto la fredda neve, con i loro caldi ricordi di vita, ricordi di bocche, di seni, di grembi d'amore. "E neve, e neve, e neve con ali folli di farfalle bianche". Morire in queste condizioni, tra spasimi estremi di corpo e di spirito, "forse vuol dire guardare ad occhi aperti nell'eternità ". Gli abeti morti del monte Lèmerle, con i loro brandelli di rami protesi nell'azzurro del cielo, come braccia di croci, diventano così invocazioni di eternità. Non è possibile vivere, finire i nostri giorni in tanto orrore, senza "guardare ad occhi aperti nell'eternità ". " E voi abeti a quei che torneranno, ch'ebbero salvi vita e averi e orgoglio ... fate testimonianza del martirio".

Monte Lèmerle. Parole e silenzio. Parole che respirano nelle pause, nelle lente scansioni, nelle corrispondenze di immagini e di significati che si dilatano, si rincorrono. Silenzi carichi di risonanze, di echi che vengono da lontano e che vanno lontano, per esprimere il mistero della vita e della morte. La sintassi, la lingua normale con le sue regole convenzionali, vengono meno, quasi si dissolvono, nella tensione verso nuovi modi di esprimere la realtà, secondo i modi più nuovi della poesia europea moderna. Gli abeti morti del Monte Lèmerle, secondo la testimonianza del tenente di fanteria Collino Pansa, diventano parole. Nella devastazione tragica della guerra, nella devastazione di tanti valori, l'unica salvezza forse resta in qualche parola, in qualche sillaba scavata nel dolore, che può diventare barlume di speranza e di pace.

Roana - Istituto di Cultura Cimbra, Sergio Bonato, Maggio 2016
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Vorstellung 2016

Der Lèmerle ist ein kleiner Berg in der Nähe von Cesuna, berühmt wegen der blutigen Kämpfe während des Ersten Weltkrieges, vor allem in den Monaten Juni, Juli, August 1916, als die Strafexpedition der österreichisch-ungarischen Monarchie vom italienischen Widerstand gestoppt wurde bei einem großen Verlust von Menschenleben. Auf Lèmerle kämpfte der Leutnant der Infanterie Collino Pansa, der uns das Zeugnis dieses Martyriums in einem kleinen Gedicht „Die toten Tannen des Lèmerle Berges“ hinterließ. Ein herzzerreißendes Zeugnis, eines der intensivsten und bedeutendsten Seiten in der Geschichte des Weltkrieges auf der Hochebene.

Ein Zeugnis, das ein Gebet ist: die Tannen vom Lèmerle erheben ihre Astfetzen wie „stimmlose Schreie“, wie die „Arme des Gefallenen“, wie die „Arme der Kreuze“ wie „das zerrissene Fleisch der Getöteten“. Es ist ein Gebet aus Worten und Schweigen. Eher Schweigen. Mit „Ihr seid diejenigen, die nicht reden werden aber ihr werdet mehr Dinge mit eurem Schweigen erzählen“ beginnt das Gedicht. Im Rummel der Gedenk- und Festreden, Ansprachen von Jubiläen und Hundertjahrfeiern, sprechen die Tannen vom Lèmerle mit ihrem Schweigen. Sie laden ein zum Einhalt, zum Erinnern. „Oh Wanderer, mach Halt auf dem Weg!“ Sie laden ein anzuhalten und sich an den Siegeszug der feindlichen Truppen entlang des Valdastico Tales, Val Magnaboschi, in Richtung Zoettl, zu erinnern, wo sie „unter den Sternen unseres Himmels schliefen“. Aber die feindlichen Truppen haben die Ebene nicht gesehen, „sahen den blendenden Schein des Meeres nicht“. Die Tannen vom Lèmerle erinnern an jenes „unermessliche Meer von Schmerzen“, nicht nur der Soldaten, sondern auch der Flüchtlinge, der Holzfäller, der Hirten ... ein Meer von Schmerz, gesehen „mit Augen religiöser Verwunderung“, wie das vor 2.000 Jahre Geschehene „in der großen Nacht der Erlösung“, jenes Meer von Schmerzen, das vor 2.000 Jahren die Welt rettete.

Die Erinnerung an Lèmerle wird zur Legende. Nicht um die Wirklichkeit zu idealisieren, sondern daran zu erinnern, und die Wahrheit zu verewigen jener Tage und Nächte in den Gräben, in der Kälte, im Regen, inmitten des Wirbels aus Toten und Verletzten... Tote und Verletze die aus nah und fern kamen, von anderen Fronten weggerissen, hier angehäuft um „Schutzgräben zu bilden“ ... Der Lèmerle Berg, dürr und steinig, wurde so ein Schützengraben Italiens. „Es stimmt, es stimmt“, wiederholt der Infanterie-Leutnant Collino Pansa, ein Zeuge dieser Wirklichkeit. Es ist keine erfundene Legende, übertrieben, wie so viele zur Täuschung geschriebenen Geschichten, zum Herausheben, zum Verschönern. Hunger- und Dursttage, endloses Leid. Schreie der Verschollenen „ach, wie viele, wie viele, wie viele“ ... „Ganz jung verschwunden mit einem Röcheln das eher als von Fleischesqualen, von Qualen der Seele kam“. Ganz jung verschwunden, begraben unter dem kalten Schnee, mit ihren warmen Lebenserinnerungen, Erinnerungen an Münder, Brüste, Liebesschöße. „Und Schnee, und Schnee, und Schnee mit irren Flügeln von weißen Schmetterlingen!“. Sterben unter diesen Bedingungen, inmitten extremer Qualen an Körper und Seele, „vielleicht bedeutet es, mit offenen Augen in die Ewigkeit schauen“. Die toten Tannen des Lèmerle Berges mit ihren Astfetzen gen das Blaue des Himmels gestreckt, werden somit wie die Arme der Kreuze, werden zum Anflehen der Ewigkeit. Es ist nicht möglich zu leben, unsere Tage in einem solchen Entsetzen zu beenden, ohne „mit offenen Augen in die Ewigkeit zu schauen“. „Und ihr Tannen, seid denen die zurückkehren werden, die ihr Leben retteten und Gut und Stolz... ein Zeugnis der Marter!“.

Berg Lèmerle. Worte und Schweigen. Worte, die in den Pausen atmen, im langsamen Ausweichen, im Entsprechen von Bildern und Bedeutungen die sich ausdehnen, einander nachjagen. Schweigen voller Wiederhall, Echos, die von weit weg kommen und weit gehen, um das Geheimnis von Leben und Tod auszudrücken. Der Satzbau, die normale Sprache mit ihren üblichen Regeln, schwinden, lösen sich fast auf, auf der Suche nach neueren Wegen, die Realität zum Ausdruck zu bringen, nach den neuen Möglichkeiten der modernen europäischen Poesie. Die toten Tannen des Lèmerle Berges, nach dem Zeugnis des Leutnants der Infanterie Collino Pansa, werden Worte. In der tragischen Verwüstung des Krieges, in der Zerstörung so vieler Werte, scheint die einzige Rettung nur in manchem Wort zu liegen, in ein paar im Schmerz begrabenen Silben, die Hoffnungsschimmer und Frieden werden können.

Übersetzung: Enrico Sartori
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        = zimbrisch

 

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